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La cura di una strada metafora della buona salute

La cura di una strada metafora della buona salute

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Per mia fortuna, anche se sommerso e oberato da impegni molteplici, mi sono imposto di lasciarmi degli spazi personali di rigenerazione senza i quali lontano non andrei di certo.

Così finalmente dopo tanti mesi sono ritornato a camminare tra le mie amate e venerate montagne, salite di fatica a ritmi sostenuti e allo stesso contemplativi per quanto i due termini in apparenza appaiono contraddittori.
Ma la fatica fisica, l'attività fisica, lo sport, il movimento, l'immergersi nella natura sono vitali tanto e quanto è vitale sapere mangiare bene, con giudizio, con piacere, gusto e gratificazione sensoriale.
Poi c'è l'aspetto spirituale, meditativo, introspettivo e li francamente solo madre natura sa concedere il massimo, tutto il resto sono surrogati, palestre e quanto altro al chiuso.
Essenziali se non si ha altro, ma per l'anima dentro solo surrogati.

Così camminando in questo bosco magico in erta salita mi sono trovato prima una bella nevicata di foglie autunnali che al mio passare cadevano danzando armonicamente come se la loro fine di vita fosse nient'altro che un inizio.
Poi mi sono imbattuto nel lavoro prezioso e ai più completamente sconosciuto di operai forestali intenti a pulire i canali di sgrondo della strada forestale che percorrevo, quelli per intenderci che spezzano idealmente ogni 20-30 metri o meno la strada e consentono all'acqua di defluire di lato senza trasformare la stessa strada in un fiume impazzito.
Vedete nella foto il loro lavoro di pulitura quando lo stesso canale era pieno di pietre, terra, arbusti, un lavoro di pulizia e manutenzione esemplare che tutela la montagna, il bosco e gli uomini.

Così mi è venuto spontaneo pensare a come il lavoro di questi operai dovrebbe essere simile al lavoro che facciamo dentro di noi, al nostro corpo, a come scegliendo con coscienza e saggezza cosa mangiare possiamo fare una manutenzione nostra interna altrettanto efficace di quella fatta sulla strada di montagna.
Quindi di come siamo artefici di tutto o per essere precisi di come potremmo essere artefici di tutto.

In una società che spesso smarrisce i valori e i sensi veri per i quali è importante dedicare tempo e energie questo è un buon esempio e una bella traccia da seguire.
In tanti del lavoro di questi operai forestali ignorano l'esistenza, in tanti lo considererebbero inutile, economicamente un peso, un costo, una perdita di tempo, uno spreco di denaro pubblico, il solito stato che butta via i soldi del cittadino e così via.

E questo è il punto perché queste stesse considerazioni sono quelle che portano a credere che del nostro corpo possiamo anche ignorare le esigenze, che l'alimentazione sia solo godimento dei primordiali sensi, che pensare a ciò che si mangia sia inutile, dispendioso, faticoso, costoso.
E quindi perché farlo?
Quando poi la natura si riprende il suo ruolo e scatena i suoi istinti con piogge e maltempo la differenza tra una strada di montagna curata e una no si rivela in tutta la sua tragica drammaticità.
Allo stesso tempo quando la natura organica dell'anima che vive nel corpo si stanca dei soprusi che arrivano dalla bocca e dichiara apertamente la sua non più sopportazione il dramma della malattia si rivela nella stessa tragica drammaticità.

Possiamo anche attaccarci all'illusione che tutto sommato se arriva un terremoto o un evento tragico personale avere una strada o un corpo in piena efficienza a nulla vale di fronte alla forza dell'evento.
Ma stiamo parlando, appunto, di un illusione.

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