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Innovazione alimentare senza senso e reale utilità

Innovazione alimentare senza senso e reale utilità

Anche quest'anno a Berlino nell’ambito di Fruit Logistica, fiera internazionale del commercio di frutta, verdura, erbe e fiori freschi, sarà assegnato un premio speciale per l’innovazione.

Ne ambiscono una serie di prodotti teoricamente innovativi che dovrebbero rappresentare l’avanguardia alimentare prossima ventura, quella che dovrebbe portare benefici a tutti noi.

Cito alcuni dei “geniali” concorrenti in gara così da avere un quadro indicativo delle “star vegetali” prossime venture, quelle di cui magari un giorno non riusciremo a fare a meno!!
Iniziamo dalla frutta dove brillano due nuove rivoluzionarie proposte.
Delle modernissime albicocche che a fronte di una consistenza tradizionale e classica nascondono al loro interno una serie di colori a sorpresa che partono dal viola per arrivare al rosso e al giallo intenso.

Dei baby kiwi delle dimensioni di un’oliva dal nome ufficiale di Nergi con “vantaggi” quali la possibilità di essere portati con se con più facilità, l’assenza di buccia reale e quindi la non necessità di asportare nulla, il nuovo sapore e la diversa succosità.
Infine un cenno anche a un ortaggio, ecco a voi i Flower Sprouts, nuovo ibridi tra i cavoletti di Bruxelles e il cavolo riccio, dolce e resistente.

Oltre a questi diverse altre proposte, del resto siamo dei così grandi consumatori di frutta e verdura che ormai non riusciamo più ad accontentarci delle solite cose, abbiamo bisogno di gustare altro e i produttori sono così generosi con noi da non volerci deludere mai!!
Inutile nascondere che c’è molta ironia in questo da parte mia, ma del resto come resistere, siamo in una situazione di consumo alimentare così precaria che assistere a queste finte innovazioni quando la maggior parte delle persone ancora non sa come usare in maniera vantaggiosa almeno il 90 % degli alimenti vegetali in commercio mette i brividi.

L’innovazione è sempre una buona cosa per carità, fa parte di noi ed è essenziale in molti campi, ma dovrebbe avere un senso e una proporzione.
E soprattutto dovrebbe servire realmente viaggiando in parallelo con il progresso continuo della valorizzazione della cose buone presenti.
Tutt’ora mi sento rivolgere domande eloquenti su come è possibile usare una normale mela o del cavolfiore uscendo dagli angusti confini di quella manciata di ricette conosciute.
Forse l’innovazione vera sarebbe quella di aiutare concretamente a superare questi confini e solo dopo arrivare a inventarsi altro.

Ma si sa questo non porta ne soldi ne guadagni, arricchirsi inventando nuove esigenze di consumo è la moderna “innovazione” e chi la pensa diversamente è solo un povero uomo all’antica che non capisce il “progresso”.

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