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Come il cibo può aiutare la memoria

Come il cibo può aiutare la memoria

Non esistono solo diete frutto di ipotesi e suggestioni matematiche il cui unico scopo è lo stretto calcolo di come giocarsi i nutrienti per costringere l'organismo a diminuire di peso promettendo un rapido calo dei chili di troppo.

Sono diete che partono da un esigenza reale e comprensibile, spesso essenziale se si vuole vivere in buona salute, ma è innegabile che a fronte di risultati più o meno corrisposti sono presenti effetti negativi collaterali, a volte devastanti, che purtroppo si sentono solo in un tempo successivo, spesso lungo, e fanno sembrare ottima una dieta in realtà deleteria per l'organismo.

Negli ultime decenni al contrario di chi vive di diete solo per il proprio business personale molti ricercatori seri e affidabili hanno elaborato non tanto delle diete quanto piuttosto dei modelli alimentari studiati in maniera altamente scientifica e curata.
Scopo di questi modelli è cercare di aiutare l'organismo a superare e prevenire patologie invalidanti, in particolare in età avanzata, tra cui quelle collegate con la memoria come l'Alzheimer che colpisce le capacità cognitive delle persone portandole a non riconoscere più gli elementi comuni e famigliari del loro mondo.

Di questo specifico aspetto si sono occupati gli studiosi del Rush University Medical Center di Chicago che hanno portato avanti uno studio incrociato che ha visto come protagonisti dello stile alimentare tre specifiche diete accuratamente calibrate, compresa il classico modello mediterraneo.

Le altre due diete erano la "Dash" di cui abbiamo già parlato nelle sezione ipertensione per la sua validità rispetto a questa patologia e molte altre e la "Mind" creata dagli stessi ricercatori del Rush University che al di la del rimando al significato mente in Italiano è l'acronimo di "Intervento Mediterraneo-Dash per ritardare la neurodegenerazione".

La valutazione si è basata su un calcolo in punteggi che teneva conto del consumo degli alimenti di riferimento dei tre rispettivi modelli alimentari: altissima presenza di alimenti vegetali e dell'olio di oliva come condimento nel caso del modello mediterraneo, stessi parametri per il modello "Dash" con in più una certa percentuale di latticini magri, presenza di specifici cibi ritenuti neuroprotettivi come verdure a foglia verde e mirtilli per il modello "Mind".

Oltre a questo una serie di limitazione importanti verso quelle preparazioni, piatti pronti da fast food, formaggi grassi o alimenti fritti, ritenuti controproducenti per una buona salute.
La durata dello studio è stata di ben 5 anni e alla fine si è visto che tutte le tre diete erano altamente efficaci rispetto alla diminuzione del rischio di contrarre l'Alzheimer in età avanzata.
La dieta "Dash"
lo era fino al 30%, la "Mind" fino al 53% e la mediterranea vinceva su tutte attestandosi al 54%, numeri che però da soli dicono solo una parte delle carattersitiche di queste diete e dei loto vantaggi.

Analizzando la dieta "Mind" ad esempio è venuto fuori che rispetto agli altri 2 modelli di riferimento che avevano bisogno di una corrispondenza molto stretta alle loro specifiche indicazioni alimentari poteva bastare anche seguire solo parzialmente il consumo dei cibi indicati per avere comunque una riduzione del rischio di contrarre l'Alzheimer di ben il 35%.
Tutti questi dati avranno bisogno di una verifica ulteriore, ma certamente danno indicazioni molto importanti per la prevenzione efficace attraverso l'alimentazione e la cucina dei danni alle capacità cognitive personali.
E se questo avviene consumando buoni piatti e buone ricette come questa che riunisce in se i ceci, i pinoli, le erbette e l'immancabile olio da olive (cioè tutti alimenti altamente protettivi della memoria) allora possiamo ritenerci più che soddisfatti e contenti!!!

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Fonte: Corriere della Sera – Nutrizionista Carla Favaro

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